L’ESTETICA INCONTRA L’ETICA A 360°

Nato in Armenia, Arman Avetikyan lavora al progetto Froy già nel 2009, durante gli studi alla facoltà di Architettura in Russia. Oggi quel progetto è una realtà strutturata e promettente ed è lui stesso a raccontarcela.

Froy è alla sua seconda vita. Cos’è cambiato da quando ha fondato il brand nel 2009 al rilancio del 2018?

Il progetto è nato nel 2009, mentre ancora studiavo in Russia. È nato come progetto artistico, anche se legato alla moda, non era un brand. Lo è diventato nel 2018, grazie al concorso di Lineapiù, dopo aver viaggiato e essermi trasferito in Italia. L’azienda mi ha fornito i filati per la campionatura e mi ha aiutato a costruire una filiera produttiva, oltre a avermi dato l’accesso all’archivio di ricerca punti. Talents Lineapiù forse non ha la stessa visibilità di altri concorsi per giovani emergenti, ma garantisce un supporto concreto, dando un importante aiuto nell’industrializzazione. Per questo abbiamo colto l’opportunità e cominciato a realizzare le prime collezioni. Collaborando con altri brand, ho avuto la possibilità di organizzare una filiera produttiva, che mi permette di soddisfare richieste anche piccole di un singolo negozio. La prima collezione vera e propria è stata presentata all’inizio dell’anno scorso e, purtroppo, sappiamo tutti cos’è successo subito dopo la settimana della moda.

Già, qual è stato l’impatto della pandemia?

Purtroppo sono arrivate le disdette degli ordini. Per questo, alcuni pezzi sono stati inseriti nella nuova collezione. Abbiamo comunque deciso di andare avanti e abbiamo presentato la primavera estate 2021 a Alta Roma, realizzando tutto da soli. Era tutto comunque pronto per essere venduto. Nel frattempo, abbiamo lavorato per strutturarci, anche grazie alle mie consulenze per diversi tessitori di Como. La maglieria è sempre il focus della collezione, ma abbiamo aggiunto anche pezzi in tessuto, in modo da creare un total look. Abbiamo utilizzato dei filati da maglieria per realizzare i tessuti dei capispalla, perché la sperimentazione è alla base della visione di Froy.

Il marchio ha appunto come focus la maglieria sostenibile. Quello della sostenibilità è un aspetto sul quale oggi puntano in molti. In cosa si distingue Froy?

A proposito di sostenibilità ormai ho sentito di tutto, perfino elenchi di certificazioni che non esistono. Noi scegliamo solo filati sostenibili e soprattutto tacciabili, a prescindere dai certificati. L’etica deve essere a 360°. La nostra maglieria è tutta calata, perché in questo modo ci sono meno sprechi. Inoltre, riutilizziamo gli scarti industriali, perché hanno un valore e possono avere degli aspetti interessanti. Anche preservare la tradizione fa parte della sostenibilità. Faccio un esempio concreto, i pezzotti della Valtellina. Ne ho recuperato un po’ e sono andato da un produttore di accessori. Dopo aver realizzato dei prototipi non ero soddisfatto del risultato, per cui abbiamo applicato dei trattamenti, delle spalmature in gomma biodegradabile. Abbiamo così realizzato qualcosa di contemporaneo e sostenibile, partendo da una lavorazione tradizionale.

A chi si rivolge Froy?

Il nostro è un pubblico che acquista un capo sì per l’estetica, ma anche perché è affascinato dall’aspetto concettuale ed è consapevole dell’importanza della sostenibilità. Non saprei esattamente definire la fascia d’età, anche se immagino si tratti di giovani dai 18 ai 35 anni. Il nostro è uno stile che incontra il gusto di designer e architetti.

Il suo è un punto di vista originale, data la sua formazione cosmopolita. Come si declina tutto ciò nelle collezioni?

È vero, c’è un po’ di tutto. Sarò onesto, non sento la mancanza dell’Armenia, la mia patria, anche se le sono molto legato. In realtà sono affezionato allo stesso modo a tutti i posti dove ho vissuto, Milano inclusa. A volte la complessità del mio percorso (dall’Armenia all’Italia, passando per la Russia) è d’aiuto, altre volte complica le cose.

Ci racconti la collezione autunno inverno 2021.

Come dicevo, oltre alla maglieria sono stati inclusi tessuti realizzati da e per noi. Il modo della collezione è ispirato alla città di Milano e al suo mix di culture. Ogni collezione di Froy ha dietro un progetto concettuale fatto di personaggi e etnie diverse. Le geometrie, rigorosamente asimmetriche, sono la chiave di lettura di questa stagione, in versione sia micro che maxi, stampate o jacquard.