COSTRUIRE IL FUTURO IN PRIMA PERSONA

Guido Tattoni, Direttore di NABA Nuova Accademia di Belle Arti, spiega come sia stata gestita prontamente l’emergenza sanitaria dall’istituto e riflette su quanto ogni momento storico sia impattante sul domani. (Di Dafne Funeck)

Puntare sulla flessibilità delle lezioni, tenendo bene a mente l’importanza delle nuove generazioni di studenti, pronte a mettersi in gioco in prima persona per costruire il prossimo futuro. Sono queste le priorità di Guido Tattoni, Direttore di NABA Nuova Accademia di Belle Arti.

Come siete intervenuti sulla didattica, dopo lo scoppio della della pandemia?

NABA Nuova Accademia di Belle Arti, nei suoi due campus di Milano e Roma, con un totale di 4.000 studenti, di cui il 33% internazionali, ha in attivo da circa tre anni una didattica consolidata gestita anche in modalità remota.  Infatti, attraverso una piattaforma di distance learning come Blackboard, noto sistema tecnologico di gestione dell’apprendimento, la scuola gestiva già abitualmente il 10% delle attività didattiche. Avere un’infrastruttura già predisposta, oltre a docenti abituati al suo utilizzo, ha permesso immediatamente di passare alla modalità remota per il 100% delle lezioni, garantendo la continuità didattica. Inoltre, per garantire contestualmente una risposta alle esigenze degli studenti in questo particolare frangente, NABA ha istituito diverse modalità di supporto. Tra queste, io stesso ho avviato un dialogo immediato attraverso l’attivazione di tre differenti live streaming: appuntamenti periodici dedicati agli studenti italiani, a quelli internazionali e ai docenti, per rispondere a domande e dubbi. In aggiunta, è stato attivato un servizio telefonico dedicato agli studenti, per venire incontro alle loro necessità didattiche e orientarli nella gestione di ogni possibile scenario. Abbiamo anche implementato una piattaforma a distanza per gli allievi che hanno preferito accedere a una modalità completamente telematica per la discussione del progetto finale di tesi. Grazie ai 20.000 metri quadrati complessivi dei due campus di Milano e Roma, NABA ha inoltre pianificato e realizzato negli ultimi mesi importanti interventi strutturali per adattare i campus all’utilizzo della nuova modalità di frequenza blended, che ha consentito agli studenti del primo anno del campus romano, di seguire in Accademia fino al 50% delle lezioni teorico-pratiche e fino all’80% delle lezioni laboratoriali, in gruppi ridotti e con accesso contingentato, al fine di garantire le necessarie misure di sicurezza (valori medi che possono cambiare corso per corso a seconda dei contenuti), garantendo inoltre l’accesso a laboratori e biblioteca con prenotazione tramite app. Allo stesso tempo, l’Accademia lavora anche al suo ecosistema digitale. Il progetto è quello di rendere la piattaforma utilizzata per la modalità di frequenza da remoto più adatta alla creatività e agli utilizzi progettuali. L’ambizione è quella di avere a disposizione una serie di strumenti integrati che permettano di svolgere agilmente attività come il brainstorming, lo sketching e la revisione, per garantire la carriera accademica degli studenti ovunque si trovino.

Qual è il futuro della creatività?

Credo che questa sia una domanda sempre valida. A prescindere dalla pandemia, sono convinto che in un momento di progresso tecnologico, come quello che stiamo vivendo, sia giusto porsi delle domande sul rapporto che avremo con queste innovazioni. Questo è già avvenuto in altri momenti storici, nei quali rapidi progressi in campi tecnici o scientifici hanno portato a interessanti interrogativi e momenti di rottura con il passato. Nei primi anni del ‘900 sono nate avanguardie artistiche che sono ancora in grado di essere attuali e alle quali possiamo ispirarci. Sarebbe bello se fra cento anni l’umanità potesse guardare a questi nostri giorni come un momento di progresso creativo e culturale senza precedenti, che ha dato vita a nuove forme artistiche. Da parte mia, mi interrogo spesso sul rapporto uomo-macchina, un tema non certo nuovo, ma che viene costantemente restituito al contemporaneo perché sono le macchine a rinnovarsi e evolversi sempre più. Se prima si guardava all’elettricità e alle prime forme di automazione, oggi stiamo muovendo i primi passi nel rapportarci con intelligenze artificiali e macchine in grado di apprendere dai propri sbagli.

Quanto ha impattato la pandemia sulla creatività degli studenti?

Molto, in particolare ha avuto un forte impatto l’assenza di stimoli esterni, dovuta alla permanenza forzata nelle nostre case, come anche l’assenza di rapporti umani di qualità. La tecnologia ci ha aiutato, ma si è perso un aspetto fondamentale che è quello della spontaneità delle relazioni estemporanee. Se nella vita reale può capitare che una bellissima idea nasca da un incontro casuale alla macchinetta del caffè, questo risulta difficilissimo in un mondo di meeting in remoto, che vengono organizzati e contingentati in tempi predeterminati. Insieme ai nostri Area Leader abbiamo riflettuto molto, e lo facciamo costantemente, su come poter trasformare una situazione così particolare in un’opportunità e in un’occasione di crescita e sperimentazione. Un esempio è stato il nostro consueto Fashion Show che l’anno scorso è diventato il NABA Digital Fashion View – Sound of Fashion, una piattaforma creata ad hoc, allo scopo di restituire una vera e propria esperienza digitale, presentando i lavori degli studenti di NABA in modo davvero innovativo, permettendo a chiunque di immergersi e esplorare interattivamente le più recenti collezioni e visioni degli studenti dell’ultimo anno del Triennio in Fashion Design e del Biennio in Fashion and Textile Design.

Come pensa che verrà costruito il prossimo futuro?

Siamo noi a dover costruire il futuro che vogliamo, creando le sinergie e le opportunità per raggiungere i nostri sogni e realizzare i nostri progetti, e che nessuno lo farà al posto nostro, sgravandoci da questa responsabilità, vedremo questo futuro concretizzarsi davanti ai nostri occhi.  Per fortuna sento che la generazione dei nostri studenti, a differenza di quella immediatamente precedente, sta capendo la necessità di mettersi in gioco in prima persona. Lo si vede nel loro atteggiamento su una grande varietà di temi del contemporaneo. Sono fiducioso quindi che sapranno realizzare per se stessi il futuro che vorranno. Il nostro ruolo è quello di sostenerli in questa sfida, creando le condizioni che permettano a ciascuno di esprimersi in forma individuale e collettiva, appropriandosi del futuro e non lasciandolo costruire da qualcun altro.