UN NUOVO MODELLO DI BUSINESS

Francesco Pizzuti, CEO di UCW – Unique Concept Wear, racconta il nuovo hub per lo sviluppo di brand di moda a 360° della società, nata nel 2010 dalla sinergia tra Tessilform e Zeis Excelsa e finora focalizzata sul kidswear.

Unique Concept Wear rafforza la sua strategia, affiancando, allo sviluppo di licenze di brand di abbigliamento nel segmento kidswear, nuovi progetti uomo, donna, calzature e accessori per marchi propri e in licenza, con un focus specifico su brand emergenti dal grande potenziale, realtà startup dall’appeal internazionale. Il primo passo del nuovo corso è il rilancio di Nolita, con una speciale capsule primavera estate 2021 e il debutto nell’e-commerce. Abbiamo chiesto al CEO Francesco Pizzuti di raccontarci tutto.

Il vostro gruppo ha avuto l’intuizione di puntare sul segmento del kidswear al momento giusto. Come è cambiato quel mercato negli ultimi anni?

C’è stato uno tsunami i cui risultati si stanno vedendo ora. Nel 2010, con solo due brand, Patrizia Pepe e Bikkembergs, avevamo un fatturato pari a quello che nel 2019 abbiamo fatto con cinque marchi. Quando abbiamo iniziato era un segmento molto in crescita, nel quale tutte le griffe iniziavano a proporre le collezioni per i più piccoli. Poi sono arrivati i colossi della grossa distribuzione e tutta la fascia dell’abbigliamento quotidiano è stata fagocitata dal fast fashion. Dal momento in cui c’è stato questo cambiamento culturale nei consumatori, il mercato è diventato difficilissimo. Questa esperienza ci ha permesso di acquisire un enorme know-how, che oggi intendiamo sfruttare nel segmento dell’abbigliamento per adulti, nel quale abbiamo visto oggi un’opportunità. Abbiamo gestito le ultime quattro collezioni di Stella Jean , per esempio. Ho voluto mettere alla prova l’azienda e abbiamo performato benissimo. Lo scorso anno, durante il lockdown, abbiamo maturato la decisione di ampliare la nostra attività in questo senso. Si tratta di gestioni in licenza che potranno poi sfociare in co-proprietà o acquisizioni. Le licenze sono abbastanza rischiose, ogni volta che finisce un contratto può essere un problema. Questa è l’ultima stagione della nostra gestione del kidswear di Marcelo Burlon, perché l’azienda è stata venduta. Si è trattato di un’ottima esperienza, sia per i risultati ottenuti che per i rapporti. Il nostro obiettivo è quello di portare valore e stabilità alle aziende. Gli investimenti e gli sforzi che sono necessari per l’abbigliamento per adulti sono gli stessi del kidswear. Quando abbiamo lanciato la linea bambino di Marcelo, in molti ci hanno presi per pazzi. La decisione di focalizzarci oggi sull’abbigliamento per adulti con lo stesso approccio è stata maturata nel tempo. Stiamo valutando diverse situazioni, incluse diverse startup, che posseggono tanta artigianalità ma a cui manca il supporto industriale, in modo da tradurre la creatività in idee concrete.

Qual è la vostra forza rispetto a altre realtà?

Noi abbiamo un approccio quasi sartoriale per ogni progetto, mentre altri industrializzato tutto. Non si può usare lo stesso format per tutti, noi creiamo un abito su misura per ognuno, perché non siamo legati a vincoli industriali o distributivi. È molto più faticoso, ma fa la differenza. Il mondo del kidswear è, in generale, veramente complesso, la differenza la fa la distribuzione. È decisamente più complesso dell’abbigliamento per adulti, che presenta meno limiti di taglie, prezzo e test, soprattutto in certi paesi.

Il primo passo del nuovo corso di UCW è il rilancio di Nolita. Di cosa ha bisogno il brand?

Siamo partiti da tutto ciò che il marchio aveva di buono all’inizio. Oggi bisogna rivolgersi alle figlie di quelle che erano le clienti di Nolita. Per questo il DNA resta intatto. Si tratta di elementi più attuali che mai, del resto, dal lato dissacratorio all’inclusività. È sempre stato un brand che divide. Tutto questo è stato aggiornato. Il tono di voce, l’immagine, i look e le foto sono venuti prima della campagna vendite. Oggi le persone acquistano la sfera di valori che un marchio comunica. È sbagliata l’idea di voler piacere a tutti. Penso che oggi ci sia un affollamento di brand che urlano, ma in pochi dicono cose intelligenti. Stiamo lavorando al sito di e-commerce per il debutto a fine mese del drop primavera estate 2021, un tributo alla prima collezione di Nolita. Siamo attualmente in campagna vendite con l’autunno inverno 2021, sia programmato che pronto.

Per l’autunno del resto dovrebbero esserci finalmente una ripresa e un ritorno alla normalità…

Io spero anche prima, grazie ai vaccini potremmo comunque vedere dei miglioramenti in primavera avanzata. Nel momento in cui si riaprirà definitivamente ci sarà di sicuro il famoso rimbalzo. Il problema è ancora l’incertezza, che non permette di fare piani a lunghissimo termine. Dobbiamo comunque avere un atteggiamento positivo.

Ci saranno anche delle novità che riguardano Virtus Palestre e Cult Bolt, giusto?

Con Virtus stiamo portando avanti il trend del loungewear con grandi risultati. Non si tratta di pezzi basic, ma di fitting molto contemporanei. Per quanto riguarda Cult, che sta andando benissimo, soprattutto tra il pubblico femminile, proporremo la prossima stagione lo spinoff Cult Bolt, una capsule di abbigliamento genderless ispirata agli iconici boots, in cui sarà molto evidente l’ispirazione punk.

Quali saranno i prossimi passi?

Spero di concludere a strettissimo giro una trattativa con un marchio nuovissimo, creato da un ventenne, che vende solo online e ha un potenziale enorme. Non posso dire di più, tranne che mi piacerebbe molto aggiungere il suo progetto. Ci stiamo ancora confrontando.