OPENING SIGNIFICATIVO PER LOOM GALLERY

Inagura stasera la nuova sede di LOOM Gallery, in via Lazzaretto 15, a Milano, nell’ex Galleria Stein e apre con la mostra di Jonathan Monk F. I. N. G. E. R. S., che ha come protagonista un’opera ispirata a L.O.V.E. di Maurizio Cattelan.

Una personale dell’artista britannico, Untitled (Milanese Soft DJ) doveva essere inaugurata a fine febbraio nella galleria milanese, ma è stata prima posticipata a maggio e in seguito annullata a causa del lockdown. Per queste ragioni, LOOM Gallery ha deciso di ripartire proprio da Monk, ma con un mostra differente, più adatta al nuovo spazio e alle tematiche di questo particolare momento storico.
L’opera presentata, F. I. N. G. E. R. S., è stata esposta per la prima volta in una galleria al mercatino di Saint-Ouen, nella periferia di Parigi, e, successivamente, ai Giardini delle Tuileries, nel 2016.

F. I. N. G. E. R. S. immagina e crea in scala le tre dita assenti di L.O.V.E., la provocatoria scultura della dito medio di Maurizio Cattelan in Piazza Affari. Lo scandalo dell’opera di Cattelan è dato dal fatto che, oltre a fare letteralmente il dito medio ai banchieri all’interno dell’edificio, se tutte le sue dita mozzate e il pollice venissero ricostituiti, formerebbero la mano alzata del saluto fascista. Monk evoca tale scultura e ci chiede di immaginare la mano con le dita unite prima della loro rimozione.

Come spiega l’avvocato e critico d’arte Daniel McLean, “Anche a Monk, come a Cattelan, piace il cliché della scultura rovinata dal passare del tempo, ereditato dalla tradizione dell’arte classica occidentale, come simboleggiato dalle braccia mancanti della Venere di Milo (Monk all’inizio aveva scherzosamente intitolato ciascuna delle tre dita distese orizzontalmente sul terreno object trouvé, come se davvero un tempo fossero state parte della mano di L.O.V.E.). Tuttavia, esponendo F. I. N. G. E. R. S. oggi, Monk chiede anche implicitamente di considerare il contesto della scultura, riattivando cosi la provocazione di Cattelan, la mano assente del saluto fascista e il confronto della scultura con il capitalismo in crisi.”

La mostra resterà aperta al pubblico, su appuntamento, fino al 30 ottobre.