RAPIDITÀ E INVESTIMENTI SUL DIGITALE

Lara Vallasciani, CEO di Elisabet, azienda manifatturiera di scarpe da bambino, nel cuore del distretto calzaturiero delle Marche, che di recente ha siglato un accordo di licenza con Bikkembergs, racconta la sua ricetta per superare la crisi post Covid.

Come vi ha colto l’improvviso lockdown all’inizio di marzo?

Purtroppo, dopo la manifestazione dei primi casi in Lombardia, avevamo il sentore che il virus si sarebbe facilmente propagato in tutta Italia in tempi piuttosto rapidi come poi in realtà è avvenuto. Abbiamo fin da subito messo in sicurezza i lavoratori sulla base delle poche informazioni sanitarie che venivano fornite in quel periodo e poi abbiamo cercato di chiudere il più velocemente possibile tutte le commesse in corso. Con il decreto di chiusura abbiamo poi necessariamente dovuto bloccare tutte le attività switchando allo smart working le funzioni compatibili con questa modalità di lavoro.

Qual è stato l’impatto di questo lungo stop, sia sull’azienda che sul territorio?

Inutile nascondere che l’impatto è stato notevole anche se noi, come azienda, lavorando principalmente sui mercati esteri, siamo riusciti forse più di altri a attutire il colpo. Il nostro distretto calzaturiero, uno dei principali in Italia, è comunque generalmente in grande sofferenza, principalmente per il fatto di non aver concluso la spedizione delle commesse della primavera estate 2020 e di non aver potuto portare a compimento la campagna vendite della stagione autunno inverno 2020. Per quanto riguarda nello specifico la nostra regione, anche altri settori primari come il turismo e la ristorazione sono in evidente difficoltà.

Come è cambiato il vostro modo di lavorare in questa fase di ripresa? Pensa che alcune di queste modifiche saranno permanenti?

Lo smart working è stato sicuramente molto apprezzato dai miei colleghi, soprattutto per la flessibilità di gestione degli orari. Sicuramente è una modalità operativa che potremmo tenere in considerazione nei periodi non di picco di lavoro, soprattutto per i pendolari, consentendo loro di ottimizzare tempo e risorse.

Di cosa avrebbe bisogno un’azienda come la vostra in questa fase? Cosa potrebbero fare le istituzioni?

Abbiamo necessariamente bisogno di rapidità. Le aziende oggi non si possono assolutamente permettere di sopportare i tempi della politica e della burocrazia. Le piccole hanno bisogno di un supporto a fondo perduto, mentre per le medio/grandi c’è bisogno di finanziamenti a tasso agevolato da erogare in tempi celeri. Oggi sta andando avanti solo chi si è organizzato a prescindere dagli aiuti statali e questo non è corretto in uno stato di diritto.

Che strategie avete messo in atto per la prossima stagione?

Ci stiamo focalizzando molto su investimenti digital, da una nuova piattaforma B2B fino al digital showroom, strumento che useremo per la prossima campagna vendita. In una situazione di incertezza circa la possibilità di essere mobili sul territorio sia nazionale che estero, abbiamo voluto essere pronti alla possibilità di non poter incontrare fisicamente i clienti, cercando comunque di garantire loro, tramite l’ausilio di strumenti tecnologici, un’adeguata presentazione delle collezioni e, soprattutto, una piacevole esperienza d’acquisto, che non trascuri il lato emozionale.

Come cambierà, se cambierà l’impostazione delle collezioni?

Le collezioni sono state studiate più che mai sulla base dei feedback raccolti sui sellout. I clienti taglieranno sicuramente i budget, quindi dobbiamo guidarli nell’acquisto, evitando il più possibile dispersioni.

Per settembre sono confermate alcune fiere e le settimana della moda, con formule ancora da definire. Pensate di partecipare?

Sicuramente non parteciperemo direttamente alle manifestazioni su Milano, ma, avendo uno showroom direzionale in via Tortona, valuteremo eventualmente di fare un evento in showroom e intercettare i clienti in quella sede.

Secondo lei c’è un aspetto positivo di questa pausa forzata, di cui magari ci renderemo conto in futuro?

L’unico aspetto che potremmo definire positivo è il fatto che, come in ogni momento di crisi, siamo tutti chiamati a tirar fuori nuove idee per superare la situazione. Sicuramente le aziende che sapranno innovare, avere dei tempi di reazione molto rapidi e se sapranno essere flessibili ce la faranno.