SI RIPARTE DALLA DIGITALIZZAZIONE

Luca Avallone, CEO dell’azienda Galizio Torresi, a cui fanno capo il brand omonimo e Brimarts, ci parla delle strategie per la ripartenza dell’impresa calzaturiera marchigiana che nel 2019 ha festeggiato l’anniversario dei 40 anni.

Come vi ha colto l’improvviso lockdown all’inizio di marzo?

Sicuramente non eravamo preparati a un evento del genere, come tutti credo. Il nostro primo interesse sin dall’inizio della fase epidemiologica in Italia, è stato la tutela di tutti i collaboratori e quindi abbiamo immediatamente reagito, tentando di mettere in sicurezza ogni ambiente di lavoro e di garantire la sicurezza. Successivamente abbiamo potuto iniziare a tentare una pianificazione economico finanziaria. È evidente che per quest’ultimo aspetto si tratta di un work in progress, cercando di modellarsi e adattarsi velocemente alle richieste del mercato.

Qual è stato l’impatto di questo lungo stop, sia sull’azienda che sul territorio delle Marche?

Dal punto di vista sociale ha generato incertezze e paure per un futuro con ancora tante incognite. Il nostro territorio è stato particolarmente coinvolto, non come il Nord del Paese ma comunque in maniera significativa. Credo che l’impatto maggiore sia quello economico finanziario. La nostra azienda sta adottando politiche commerciali necessarie per traghettarci fuori dal guado. Questo periodo ci lascerà qualche cicatrice e molti insegnamenti, non dovremo dimenticare di gestire l’azienda con un’apertura mentale infinita. E come tutti i giochi infiniti l’obbiettivo non è vincere, ma perpetuare il gioco. I marchigiani sono tenaci e attaccati alle proprie tradizioni e alla propria terra, ma soprattutto hanno un senso della comunità molto forte. Tutte queste doti non eviteranno di non farci subire dei danni ma ci aiuteranno a superare questo momento. Sappiamo rimboccarci le maniche e siamo sempre disposti al sacrificio e a lavorare sodo, pertanto credo che con il senso di comunità che ci appartiene riusciremo a tirarci fuori da questo periodo anche aiutandoci l’un l’altro.

Come è cambiato il vostro modo di lavorare in questa fase di ripresa? Pensa che alcune di queste modifiche saranno permanenti?

Abbiamo dato un’accelerata allo sviluppo di alcuni progetti che erano in cantiere ma che ancora non erano partiti e mi riferisco soprattutto alla digitalizzazione e a tutte le piattaforme che ci permettano di sviluppare il business. Credo sia una modifica permanente.

Di cosa avrebbe bisogno un’azienda come la vostra in questa fase? Cosa potrebbero fare le istituzioni?

Due cose su tutto, maggior flessibilità del mercato del lavoro e più facilità di accesso al credito. Credo che le istituzioni siano ancora molto lontane dal territorio e dalle problematiche del sistema, dovrebbero ascoltare molto di più gli attori economici coinvolti.

Che strategie avete messo in atto per la prossima stagione?

Come dicevo, la prima mossa è quella della digitalizzazione. Avvieremo dei sistemi di showroom digitale e vendite B2B online.

Come cambierà, se cambierà l’impostazione delle collezioni?

Sicuramente cambierà. Le collezioni saranno meno vaste e più mirate alle esigenze del cliente.

Per settembre sono confermate alcune fiere e le settimane della moda, con formule ancora da definire. Pensate di partecipare?

Vorremmo partecipare alle prossime fiere, ma tutto dipende dall’evolversi della situazione sanitaria. Stiamo iniziando dei sondaggi con i clienti, per capire la loro disponibilità a venire in fiera, anche le loro risposte influiranno sulle nostre scelte.

Secondo lei c’è un aspetto positivo di questa pausa forzata, di cui magari ci renderemo conto in futuro?

Certamente nessuno avrebbe voluto trovarsi in questa situazione. Per vedere degli aspetti positivi in un contesto economico così colpito ci vuole molta analisi. Comunque, qualcosa di buono abbiamo potuto apprezzare, dalla grande volontà di tutte le nostre maestranze che hanno dimostrato un attaccamento particolare all’impresa, sentendosela propria, alla grande disponibilità di tutta la filiera nel collaborare per recuperare il tempo perso. Abbiamo potuto apprezzare una forte predisposizione d’animo delle persone, segno che ciò che si è costruito è un business in cui tutte le parti in causa si sentono parte di una comunità, con l’obiettivo comune di prosperare.