LA DISCONTINUITÀ COME OCCASIONE PER MIGLIORARE

Conversazione con Edoardo Giaroli, l’architetto e designer che ha fondato il brand Letasca nel 2015. Ci ha raccontato come il lockdown ha impattato l’espansione del marchio e le sue strategie per ripartire.

Letasca è un brand dalla dimensione decisamente urbana. Per questo, lo stile di vita che rappresenta è stato colpito dal lockdown. Come vi ha colto quest’improvvisa emergenza?

Letasca è una brand che esiste da qualche anno e che ha finora avuto una crescita graduale, condizionata dal fatto che io non provengo da questo settore. Quella che abbiamo seguito è stata una strada alternativa. Prima abbiamo definito un prodotto e poi siamo cresciuti lentamente. Il lockdown è arrivato all’inizio di una fase di accelerazione, con l’introduzione di alcune attività, parte di un piano di spinta. Abbiamo quindi dovuto interrompere degli appuntamenti importanti. La pausa forzata ci ha permesso di ritarare la nostra strategia. Ci troviamo ora di fronte a scadenze importanti. Innanzitutto, la nuova campagna vendita è un’incognita. Devo dire che il rapporto con i nostri clienti prosegue. Paradossalmente, lavorare a distanza ha rafforzato il dialogo e i rapporti. Per il mercato italiano ci gestiamo in autonomia, con l’aiuto di alcuni distributori esterni. Sui mercati esteri più sensibili invece abbiamo cercato dei punti d’appoggio locali, con i quali abbiamo rapporti diretti. Abbiamo dovuto rivedere parecchio l’offerta per questa stagione. Le priorità cambieranno molto, sia quelle dei consumatori che quelle dei negozi. Bisognerà proporre meno pezzi, dando più valore al prodotto. Letasca si trova dal lato giusto in questa dimensione. A giugno presenteremo dei pacchetti di prodotto che stiamo proponendo ai distributori e ai clienti. La campagna vendita avrà luogo a giugno e luglio, a distanza. Sarà infatti strutturata sul nostro sito, come un’e-commerce.

Di cosa avrebbe bisogno una realtà come la vostra per ripartire serenamente?

In queste settimane ho letto e ascoltato diverse interviste. Mi piacerebbe che un brand come il nostro potesse avere più opportunità in questa nuova fase. Il nostro è un prodotto di qualità che si scontra sul mercato con realtà molto più grandi. Non è facile entrare in certi negozi. Ho paura che in questo momento, dovendo fare tagli al budget, i buyer penalizzino brand come il nostro. D’altro canto, i paradigmi cambieranno, per cui mi aspetto nuove opportunità. Penso che ci sarà bisogno di prodotti più continuativi, no season.

Quali sono i vostri mercati di punta? Dove il colpo del blocco delle attività si è sentito di più?

Per quanto riguarda i volumi, il paese che compra di più è la Russia. Il nostro prodotto viene in genere associato nei negozi a Stone Island e C.P. Company. Nonostante i punti vendita non siano tantissimi, fanno parecchio volume. Dal punto di vista strategico, abbiamo un accordo con un distributore coreano, perché la Corea del Sud è un mercato molto interessante in prospettiva. In Europa, invece, siamo presenti nei paesi del Nord, in Benelux e in Gran Bretagna, nonostante qualche difficoltà. Abbiamo sofferto un po’ in Corea perché il paese ha subito un lungo lockdown dall’inizio di febbraio. Ora invece è il mercato che sta rispondendo meglio, per ovvi motivi. Abbiamo inoltre investito su alcuni clienti cinesi, alcuni li abbiamo presi a gennaio, e, stanno dando dei segnali di ripartenza.

Il calendario della moda ripartirà in versione digitale a fine giugno, mentre le manifestazioni fisiche saranno concentrate a settembre. Cosa ne pensa?

Pitti Immagine si sta impegnando per mantenere gli appuntamenti stagionali. Noi parteciperemo a Pitti Uomo perché siamo appena tornati e voglio dare un segnale di continuità. Sarà un’edizione diversa dalle altre e per questo mi aspetto molta curiosità.

Cosa le rimarrà di quest’esperienza inedita, sia professionalmente che personalmente?

Penso che ci sarà per forza una migrazione di tantissime attività sul digitale, ma è necessario il valore aggiunto dell’emozionabilità, dell’esperienzialità. Su entrambi i livelli rimane che è stata una pausa, forzata è vero, ma che in futuro andrebbe ricercata perché può rivelarsi utile. Mi ha aiutato a fermare la routine quotidiana, a mettere a fuoco alcuni punti del brand. La discontinuità può essere un occasione per migliorare.