UN’ESCAPADE VENEZIANA – PAOLA BURATTO CAOVILLA

Interview by Francesca Manuzzi

La cover pop e materica di My fashionable Venice di Paola Buratto Caovilla suggerisce con voce discreta il lusso di concedersi la Laguna in barca.

1-208_my-fashionable-venice2_vol9-900x600-1«Il massimo è arrivare a Venezia dal mare», come consiglia l’autrice del libro, che ha dipinto a mano, con la tecnica dell’acquerello. Si tratta di un indirizzario a colori della città, tra luoghi immortalati con la Leica e quadri sgorganti di pigmenti, che gridano a caratteri capitali «Life is beautiful». Edito da Mondadori Electa e presentato al Guggenheim durante la 73a Mostra del cinema di Venezia, è un vademecum illustrato a mano, come fosse il bozzetto di una scarpa firmata dal marito René Caovilla, a cui il libro è dedicato.

Tre parole per descrivere Venezia?

Tre elementi: l’acqua, il cielo e la luce. In mezzo c’è Venezia.

Com’è nato My fashionable Venice?

Oggi viaggiamo e la storia la conosciamo. Serviva una guida che parlasse d’altro, della magia di Venezia, dei cieli rosa del ‘700 figurativo. Vivo in una villa Palladiana affrescata da Andrea Urbani sulla Riviera del Brenta e quando vado a Venezia è come fosse la prima volta. La mia storia è legata a doppio filo alla città. Il Piazzetta (pittore veneziano del 1600, ndr) era un mio avo, mia nonna mi portava a teatro a La Fenice e il ricordo più stupefacente che conservo è l’Otello al Palazzo Ducale. Mi sono sposata nella chiesa di San Giorgio e fatto il pranzo di nozze a Torcello. Questo libro siamo io e Venezia e lo dedico a mio marito.

Quali sono i suoi segreti sulla città?

Andare nei mesi che non siano l’estate. Visitare le isole minori, Pellestrina, Sant’Erasmo, San Francesco del deserto e alloggiare nel convento dei frati. I luoghi speciali sono la Basilica di San Marco, che sembra un carillon luccicante. Il Ponte dell’Accademia, Punta della Dogana, con la statua della Fortuna che gira e la collezione Pinault. E fare una nuotata con vista al quarto piano del Marriott dell’Isola delle rose, Sacca Sessola. Ma il massimo è arrivare dal mare e andare per i canali su un motoscafo o una topa (un’imbarcazione a fondo piatto tipica della laguna, ndr).

Quanta moda c’è nel suo lavoro?

Io e mio marito abbiamo collaborato con molte maison. Chanel, Ferrè, Schiaparelli, Yves Saint Laurent e Valentino. I bozzetti che vedevo sulle loro scrivanie e le sfilate di Parigi negli anni ‘80 e ’90 mi sono entrati negli occhi, ma ho mantenuto la mia individualità. Io sono grafica e colore.

Cosa vedremo nel futuro?

Sto pianificando una mostra a Hong Kong. E, come sosteneva Neruda, «Lentamente muore chi diventa schiavo dell’abitudine», chi non rovescia il tavolo. Non mettere le ali ai nostri sogni è un peccato. Io voglio dipingere sempre di più e a Venezia c’è la luce giusta.