L’UOMO DEL PROSSIMO INVERNO

Concluse le settimane della moda maschile per l’autunno inverno 2018, è tempo di bilanci, tra calendari che sorprendono e collezioni che non lasciano spazio ai forse. Che piaccia o meno, hanno segnato considerazioni nette

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Ha fatto discutere la decisione di abolire la neonata New York Fashion Week Men’s, e non solo tra chi era pronto a comprare i biglietti aerei per partecipare alla manifestazione.

Già da qualche stagione, del resto, tiene banco la querelle sulla tendenza a unire collezioni maschili e femminili in un’unica passerella, come succede sempre più spesso anche a Milano.

La Grande Mela è stata la prima ad attuare questa soluzione, puntando tutto sulla settimana della moda istituzionale di febbraio.

Questa tendenza ha inevitabilmente influenzato anche le fashion week di Londra e Milano, con una evidente riduzione degli appuntamenti in calendario.

Londra continua comunque a essere il palcoscenico ideale per i brand più edgy e di ricerca, come nella sua tradizione. Si sono distinte, tra le altre, le proposte di Liam Hodges, What We Wear e Craig Green, tutte dedicate a un uomo contemporaneo che non ama seguire le regole. I colori spaziano dai sobri cammello, blu, nero, grigio e bianco, fino ai toni accesi del giallo, arancione, lime e del rosso. Le tute sono indossate con gli abiti formali, mentre i volumi sono over oppure extra slim. Da evidenziare i casting, spesso fatti di modelli non professionisti.

A Milano, dal 12 al 15 gennaio, è stato protagonista il Made in Italy, sia con le case che hanno fatto storia che con i nuovi talenti, che hanno dimostrato di non voler rimanere indietro. In calendario si sono così alternati Prada, Ermenegildo Zegna Couture, Marni, Versace e Diesel Black Gold con emergenti di rilievo come GCDS, Sunnei, Federico Curradi,  e Isabel Benenato. Qui l’impronta stilistica è stata più pacata, armoniosa e equilibrata. Le provocazioni sono arrivate da Dolce&Gabbana e Moschino, che hanno portato in scena una versione più principesca da un lato e sessualmente trasgressiva.

Parigi, dal canto suo, sembra soffrire meno defezioni, mettendo in fila le collezioni dei suoi storici fiori all’occhiello, Dior Homme, Louis Vuitton, Valentino, Kenzo, Balmain, Hermès, Alexander McQueen e Paul Smith, che hanno portato in passerella visioni diversificate del lusso contemporaneo al maschile.

Uno dei comuni denominatori di tutte le proposte è stata la rielaborazione del passato a vario titolo, per cui sorge spontaneo chiedersi se oggi, quando sembra di aver già visto tutto, sia ancora possibile creare qualcosa che ancora non esiste.